Sono state approvate dalla Giunta della Regione Emilia Romagna le linee guida per favorire l'installazione degli impianti fotovoltaici in cava, un ulteriore passo avanti nel processo di decarbonizzazione

Il tema della decarbonizzazione si è imposto con drammatica evidenza ed urgenza in questi ultimi anni ed è oggi al centro dell'agenda politica di tutte le istituzioni, diventando il faro guida dei processi di innovazione tecnologica e degli investimenti delle imprese.
Il tema della sostituzione dell'energia prodotta da combustibili fossili con energie da fonti rinnovabili è comprensibilmente cruciale in ogni strategia di decarbonizzazione. Il nostro Paese ha scelto di puntare prevalentemente sulla tecnologia del fotovoltaico.

Il recente Decreto Legislativo "Semplificazioni" ha poi individuato come aree idonee alla realizzazione di impianti fotovoltaici le aree marginali, come le discariche e le cave, al punto da ammettere per quest'ultime degli incentivi, laddove previsti, ancorché classificate come aree agricole.

Particolarmente apprezzato risulta quindi l'impegno dell'Emilia Romagna che, prima tra le Regioni italiane, promuove concretamente, con una disciplina di dettaglio, l'installazione di impianti fotovoltaici in cava, semplificando le procedure ma al tempo stesso definendo con precisione limiti e condizioni necessarie.

Una particolare attenzione è infatti dedicata alla necessaria coerenza urbanistica e di destinazione finale delle aree, con la preclusione ad esempio della possibilità di realizzare impianti nelle aree di pregio ambientale (rete Natura 2000) o destinate a recupero e alla salvaguardia dei valori naturalistici dell'area.

Il provvedimento della Regione Emilia Romagna prevede innanzitutto le condizioni di facilitazione per l'installazione in aree di cava di impianti "agrofotovoltaici", ovvero di impianti che possano permettere di coniugare le esigenze della produzione di energia rinnovabile con il mantenimento di un'attività agricola. Il provvedimento prevede inoltre l'ipotesi di impianti "galleggianti", ovvero di impianti destinati ad occupare una porzione dello specchio d'acqua che si crea al termine di un'attività estrattiva sotto falda, che con le opportune limitazioni e cautele è ben compatibile con il mantenimento dei valori di naturalità dell'area.

Il provvedimento della Regione Emilia Romagna è particolarmente apprezzato dal mondo imprenditoriale perché sostiene i molti sforzi che le imprese emiliane e quelle legate all'esercizio dell'attività estrattiva in particolare, stanno facendo per dare il proprio contributo alla realizzazione degli ambiziosi obiettivi che il nostro Paese si è dato in materia di decarbonizzazione.
"Attraverso la nuova legislazione regionale - commenta il presidente di Confindustria Piacenza Francesco Rolleri - si apre una nuova fase in cui le aziende avranno strumenti efficaci per produrre energia da fonti rinnovabili. Sarà, quindi, più agevole progettare interventi green e ciò si ripercuoterà non solo sull'ambiente, ma anche sulla competitività del territorio.

Il nostro obiettivo è la realizzazione di un modello in cui sarà possibile abbattere i costi della bolletta energetica attraverso la realizzazione di impianti da fonti rinnovabili con il plus di consumare direttamente in loco l'energia autoprodotta. In tal modo la nostra economia potrà fare un ulteriore passo nella direzione della sostenibilità indicata nel Green New Deal".

Il Presidente di ANEPLA, Claudio Bassanetti, nell'esprimere il proprio plauso all'iniziativa di Regione Emilia Romagna, evidenzia invece che "il mondo delle cave da tempo ha intrapreso un percorso di aggiornamento di tecnologia e strategie per rispondere alla complessità delle sfide del futuro, dall'economia circolare alla responsabilità sociale di impresa, e molto sta investendo anche nel campo delle energie rinnovabili. Ne sono riprova i molti progetti attualmente in corso di perfezionamento, complessivamente per diverse centinaia di Megawatt, e l'importante evento che si è tenuto di recente a Milano, in cava (CavaExpoTech a Gaggiano - Cave Merlini) per mettere a confronto il mondo delle principali imprese italiane ed estere nel campo delle tecnologie ed installazioni fotovoltaiche e le principali imprese del Nord Italia".



La prima alleanza per l'agro-voltaico

Nasce la prima partnership per rivalorizzare le aree delle cave esaurite o di cave attive non più produttive in parchi agri-voltaici, per coniugare la produzione di energia fotovoltaica con le coltivazioni agricole. E' quanto emerge dall'accordo siglato tra Coldiretti, la più importante Associazione di imprese agricole a livello nazionale ed europeo, Anie Rinnovabili (Associazione confindustriale di aziende del settore dell'energia da fonti rinnovabili elettriche), Anepla (Associazione nazionale confindustriale alla quale aderiscono le imprese del settore estrattivo, fortemente impegnata nel campo del Green Deal) e Consorzio Cascina Clarabella (Consorzio di cooperative sociali che svolgono attività sostenibili per la cura e il reinserimento sociale e lavorativo di persone con disagio psichico e/o socialmente svantaggiate).
L'obiettivo è favorire la transizione ecologica verso un modello energetico più sostenibile e rispettoso dell'ambiente e del territorio, creando nuove aree di coltivazione con finalità sociali.

Anepla valuterà le aree idonee alla riconversione e, una volta individuate, Anie Rinnovabili si occuperà della progettazione selezionando le tecnologie più innovative per la realizzazione degli impianti fotovoltaici senza compromettere l'utilizzo agricolo dei terreni. Coldiretti e Cascina Clarabella individueranno i progetti sociali di agricoltura e allevamento da destinare sui terreni.
Alla base di tutto c'è la collaborazione con le comunità locali affinché gli interventi di valorizzazione delle cave abbiano ricadute economiche e sociali positive per i territori coinvolti.

In Italia le cave dismesse sono in crescita - spiega Coldiretti - e hanno superato quota 14mila su tutto il territorio nazionale e molte si prestano a ospitare impianti solari. Si tratta di un trend iniziato con la crisi del settore edilizio, che ha visto ridurre i dati delle quantità estratte, in particolare per sabbia e ghiaia. Una situazione che - evidenzia Coldiretti - fa emergere l'esigenza di pianificare la riconversione di queste aree. Le ex cave si prestano bene ad un uso combinato, agricolo ed energetico. "L'idea è unire in un connubio virtuoso la produzione agricola e quella di energia rinnovabile, senza che l'una tolga spazio all'altra come talvolta è successo nel recente passato. Con il vantaggio di rendere le aziende agricole più competitive perché si riducono i loro costi di approvvigionamento energetico e si migliorano le prestazioni climatiche-ambientali" spiega Ettore Prandini, presidente di Coldiretti.